Michele Lacava, nato a Corleto Perticara, in Basilicata, il 17 marzo 1840, fu una figura di spicco nel panorama culturale, politico e sociale del Mezzogiorno italiano durante il Risorgimento e i decenni successivi all'Unità. Visse una vita "laboriosa e agitata", interamente dedicata all'arricchimento del patrimonio storico e archeologico della sua nativa Basilicata. Scomparso prematuramente il 23 luglio 1896 a Torre del Greco all'età di 56 anni, lasciò un'eredità di "ricchezza morale" per la sua epoca.
Formazione ed Esordi Professionali: Michele Lacava ricevette la sua prima educazione dal suo zio paterno, il sacerdote Pietro Cantore Lacava, studiando italiano, latino e matematica. Proseguì gli studi letterari a San Chirico Raparo e, all'età di sedici anni, si trasferì a Napoli per frequentare l'università. Qui si distinse, laureandosi in medicina nel 1861 e, successivamente, conseguendo la laurea in chirurgia "col valde bene" presso l'Università di Pavia, sotto la guida di professori illustri come Parravicini, Tommasi e Porta. Per dodici anni, esercitò la professione medica con dedizione, specialmente a beneficio dei sofferenti.
Impegno Patriottico e Militare: Il patriottismo fu una delle virtù centrali che animarono la sua esistenza. Già giovane universitario, Michele fu tra i promotori della prima manifestazione studentesca a Napoli il 6 aprile 1860, dove si gridava "Viva l'Italia una, sotto lo scettro di Vittorio Emanuele". Partecipò attivamente alla Rivoluzione in Basilicata del 1860 come ufficiale di ordinanza del Colonnello Camillo Boldoni. La Basilicata fu la prima provincia del continente napoletano a dichiarare la decadenza di Francesco II di Borbone e a proclamare l'annessione al Regno d'Italia. Lacava si unì all'esercito garibaldino, militando come tenente nella Brigata di Basilicata sotto il Colonnello Corte. Prese parte a importanti combattimenti nell'ottobre 1860. La sua condotta gli valse la medaglia al valor militare, conferitagli da Garibaldi stesso, un brevetto che rimase sconosciuto alla famiglia fino a dopo la sua morte.
Nel 1866, si arruolò nuovamente come semplice volontario nella spedizione del Trentino con Garibaldi. Lì, svolse il ruolo di medico tenente, dimostrando grande abilità e altruismo, curando sia i garibaldini che gli austriaci feriti, e ricevendo lodi dallo stesso Garibaldi, di cui fasciò una ferita a Monte Suello, conservandone un pezzo di benda come reliquia. Tornato in patria, contribuì anche alla repressione del brigantaggio, un fenomeno che aveva tragicamente colpito la sua famiglia con l'assassinio del padre, Giuseppe Domenico Lacava, nel 1861.
Carriera Pubblica e Contributi Economici: Oltre alla medicina, Michele Lacava ricoprì numerose cariche pubbliche, distinguendosi per la sua integrità e operosità. Fu direttore del Banco di Napoli, prima nella sede di Potenza e poi nella sede di Napoli come Direttore del Tesoro. Fu un instancabile promotore della diffusione delle banche popolari cooperative in Basilicata, considerato il principale responsabile dell'espansione creditizia nella sua provincia. Rappresentò il Banco di Napoli al Congresso delle Banche Popolari Cooperative a Bari, presentando una relazione sulle "Cooperative Lucane delle Banche Popolari di Bari".
Un altro suo importante contributo riguardò la salute pubblica, in particolare durante l'epidemia di colera del 1884. Con il suo opuscolo "I cordoni sanitarii, la scienza e l'umanità" (1885), criticò aspramente le pratiche di isolamento sanitario, sostenendo la loro inefficacia e disumanità, tesi che fu ripresa e apprezzata anche a livello internazionale.
Studi Storici e Archeologici e Lotta per l'Identità Lucana: Lacava fu un erudito di tante cose. La sua passione per l'indagine storica e archeologica del suo Mezzogiorno e della sua Basilicata fu una costante della sua vita. Si dedicò con particolare impegno alle scienze archeologiche, non limitandosi agli studi teorici ma conducendo scavi e ricerche sul campo, come quelli a Metaponto. La sua opera più significativa in questo campo, "Topografia e Storia di Metaponto" (1891), un volume di 400 pagine, fu premiata dall'Accademia Reale di Napoli. Fu il primo a identificare il tempio di Metaponto come dedicato ad Apollo Lycio. Grazie a lui, fu restaurato il tempio di Minerva e furono salvati numerosi reperti archeologici, molti dei quali aspirava a custodire in un Museo Lucano a Potenza, un progetto che era "in cima ai suoi pensieri" e che si concretizzò anche grazie ai suoi sforzi.
Michele Lacava fu anche un pioniere nella scoperta di antiche città lucane sconosciute, come Favale vecchio, Serra Cortaglia e Serra Cogitano, pubblicando i risultati in "Le città pelasgiche della Basilicata". Collaborò con l'archeologo francese François Lenormant, accompagnandolo nelle sue esplorazioni in Italia meridionale.
Un aspetto fondamentale del suo impegno fu la difesa dell'identità della sua terra. Nel 1873, da consigliere provinciale, propose di ripristinare l'antico nome di "Lucania" per la provincia di Potenza. Questa iniziativa scatenò una polemica con Giacomo Racioppi, a cui Lacava rispose con opere come "La Lucania rivendicata nel suo nome" (1874) e "Citazioni storiche e documenti raccolti in ridifesa del nome di Lucania" (1876), dimostrando il suo profondo legame e la sua erudizione sulla storia della regione.
Opere e Legacy: Tra le sue numerosissime pubblicazioni, che spaziavano dalla storia antica alla moderna, dall'economia alla politica, spicca la "Cronistoria documentata della Rivoluzione in Basilicata del 1860 e delle cospirazioni che la precedettero" (1890). Quest'opera monumentale, basata su documenti inediti e testimonianze personali, è considerata un prezioso contributo alla ricostruzione degli eventi rivoluzionari nel Mezzogiorno.
Michele Lacava aveva in progetto anche una storia del brigantaggio e una "Corografia della provincia", ma la morte gli impedì di completarle. La sua vita, intensa e dedicata, fu un esempio di come la passione per la propria terra possa tradursi in un instancabile lavoro per il bene pubblico, la cultura e il progresso. Morì "non sapendo che per la sua condotta nella giornata del 1° ottobre era stato decorato della medaglia al valor militare", una chiara dimostrazione della sua umiltà e disinteresse personale. La sua memoria è onorata come quella di un patriota ardente e uno scienziato insigne, che ha dato un grande contributo alle indagini storiche e archeologiche sulla Basilicata.