Soldato e Patriota
Fu un prode tenente nelle schiere di Garibaldi, partecipando attivamente alla Rivoluzione lucana del 1860 e alla campagna del Tirolo nel 1866.
Il 6 aprile 1860, da giovane universitario, fu tra i promotori di una manifestazione a Napoli in largo S. Francesco da Paola, sostenendo l'insurrezione siciliana con il grido "Viva l'Italia una, sotto lo scettro di Vittore Emanuele".
Curò una lussazione al piede di Nicolò Mignona durante l'attraversamento del fiume Agri nel 1860.
Prese parte a diversi combattimenti (2, 15, 30, 31 ottobre) e fu lodato per il suo valore, ricevendo una medaglia al valor militare firmata da Garibaldi, il cui brevetto gli fu comunicato solo dopo la morte.
Nel 1866, partecipò alla spedizione nel Tirolo come semplice volontario, svolgendo funzioni di tenente medico e comandante di compagnia. Curò Garibaldi dopo che questi fu ferito, conservando un pezzo della benda. Organizzò un ospedale da campo a Vestone per feriti garibaldini e austriaci.
Suo padre fu assassinato dai briganti nel 1861, un evento che segnò profondamente il suo animo.
Fu definito "il soldato del dovere" da Alfonso Nitti. Morì con la sua camicia rossa e un trofeo di sciabole posti sul feretro.
Medico e Igienista
Conseguì la laurea in medicina nel 1861 all'Università di Napoli e una laurea in chirurgia all'Università di Pavia.
Esercitò la professione medica per dodici anni con "fede di apostolo" e intento di beneficiare i sofferenti.
Pubblicò articoli professionali sulla "Lucania medica" a partire dal 1873.
Si occupò di questioni igienico-sanitarie, criticando i "cordoni sanitarii" durante l'epidemia di colera del 1884 con un opuscolo che dimostrò la loro inefficacia.
Redasse una relazione sulle "Condizioni igienico-sanitarie della provincia di Basilicata".
Illustrò le acque minerali di Latronico.
Archeologo e Storico dell'Antichità
Fu un "erudito di tante cose" e si dedicò ad accrescere la cultura storica e archeologica del Mezzogiorno.
Partecipò agli scavi di Ercolano nel 1870.
Fu nominato ispettore degli scavi di Metaponto nel 1876, battendosi per la protezione dei beni archeologici e contribuendo al restauro del tempio di Minerva.
La sua opera "Topografia e storia di Metaponto" (1891), di 400 pagine, fu premiata dall'Accademia Reale di Napoli. Fu il primo a identificare il tempio di Metaponto come dedicato ad Apollo Lycio.
Scopriva rovine di molte città antiche lucane ignote, pubblicando i risultati in "Le città pelasgiche della Basilicata", tradotta in francese sulla "Gazette Archéologique".
Accompagnò l'archeologo francese François Lenormant in escursioni archeologiche.
Pubblicò "Antico pozzo sepolcrale trovato nei pressi di Lavello" (1889) e "Antichità lucane" (1890).
Fu un "vero pioniere" dell'archeologia.
Nutriva il desiderio ardente di fondare un Museo Lucano a Potenza per raccogliere i reperti archeologici, un obiettivo che si realizzò anche grazie ai suoi sforzi.
Storico del Risorgimento e della Società Lucana
La sua opera "più importante" fu la "Cronistoria documentata della rivoluzione di Basilicata del 1860 e delle cospirazioni che la precedettero" (1890). Questo monumentale volume di oltre 1000 pagine è basato su documenti inediti e testimonianze personali, ricostruendo il periodo dal 1849 al 1860.
Tutta la sua opera, per quanto varia, era dominata da un unico concetto: l'illustrazione della sua terra natia.
Pubblicò la monografia "Mario Pagano" (1889) e "Luigi Ferrarese".
Tenne una conferenza e pubblicò "La Basilicata nella storia del Risorgimento italiano" (1895).
Stava lavorando a una "Storia del brigantaggio in Basilicata", una "Corografia della provincia medesima" e una "Raccolta di Canti popolari e voci dialettali dei Basilicani" al momento della sua morte.
Aveva in progetto una "Storia di Potenza" fino al 1799.
Amministratore, Economista e Politico Civile
Fu eletto consigliere provinciale del mandamento di Calvello nel 1874.
Nel 1873, nel Consiglio provinciale di Basilicata, propose di ripristinare l'antico nome "Lucania" per la provincia di Potenza, sostenendo una "polemica dignitosa" con Giacomo Racioppi. Scrisse a tal proposito "La Lucania rivendicata nel suo nome" (1874) e "Citazioni storiche e documenti raccolti in ridifesa del nome di Lucania" (1876).
Si occupò di opere pie ("Le Opere pie nella Provincia di Lucania") e di viabilità ("La viabilità nella Provincia di Lucania").
Come deputato provinciale, contribuì a far accettare in Parlamento "Il voto al governo per le ferrovie della Basilicata".
Diresse una sede del Banco di Napoli, contribuendo all'espansione creditizia in Basilicata e promuovendo le banche popolari.
Organizzò la "Prima Mostra Enologica" (1887) e la "Seconda Mostra Enologica" (1888) a Potenza per promuovere i prodotti locali.
Offrì ai Sovrani d'Italia l'"Album della Provincia di Basilicata" nel 1884, con 38.000 firme e illustrazioni.
Pubblicò "La finanza locale in Italia" (1896), proponendo soluzioni per le difficoltà finanziarie dei comuni, inclusa la responsabilità degli amministratori e la riforma dei tributi locali.
Uomo e Intellettuale
Fu un "lavoratore senza tregua", un "lavoratore infaticabile" e la sua operosità fu "fenomenale".
Fu un "apostolo" della sua terra, con "fede in tutto ciò che il mondo ha di bello e di grande".
Possedeva un "cuore entusiasta di tutto ciò che è grande, che è bello, che è generoso".
Era "semplice e schivo da volgari soddisfazioni". Non conosceva "vanità, né doppiezza, né secondi fini".
Morì lasciando alla sua famiglia "l'unico patrimonio di un nome onorato".
Fu un "uomo sommo e superiore".
Secondo i suoi amici, la sua vita fu una "ricchezza morale" della sua età.
Michele Lacava fu un "ingegno multiforme", un "apostolo della Lucania", la cui vita fu un esempio di dedizione al bene pubblico e alla valorizzazione della sua amata Basilicata in ogni suo aspetto.