Dedichiamo questa pagina al fratello maggiore di Michele Lacava, anch'egli ha dato molto lustro alla nostra Lucania.
Pietro Lacava (1835-1912): Il "Lupo di Corleto" e Patriota Lucano
Pietro Lacava nacque a Corleto Perticara il 21 ottobre 1835, figlio di Giuseppe Domenico Lacava, dottore in legge e comandante della colonna del centro di Corleto durante l'insurrezione lucana, e di Brigida Francolino. Era il fratello di Michele Lacava.
Formazione e Gioventù Rivoluzionaria:
Studiò materie umanistiche con lo zio paterno Pietro Cantore Lacava e successivamente giurisprudenza all'Ateneo napoletano, laureandosi nel 1858.
Fin da giovane, partecipò attivamente alla cospirazione mazziniana e alla "Giovane Italia".
A 22 anni, era già parte del comitato antiborbonico di Napoli e si schierò apertamente a favore della Casa Savoia e di Vittorio Emanuele II.
Nel 1857, fu tra i fondatori del "Comitato dell'Ordine", che mirava a combattere i Borbone e a unificare l'Italia sotto la monarchia sabauda.
Fu il corrispondente per la Basilicata del comitato napoletano, inviando numerose lettere (spesso con nomi fittizi per eludere la polizia borbonica) per aggiornare Giacinto Albini e la famiglia Senise a Corleto Perticara sugli avvenimenti a Napoli.
Il 6 aprile 1860, fu tra gli iniziatori della prima rivolta studentesca a Napoli, in Largo S. Francesco da Paola, al grido di "Viva l'Italia una, sotto lo scettro di Vittore Emanuele".
Ruolo nell'Insurrezione Lucana e Post-Unificazione:
Durante l'insurrezione lucana dell'agosto 1860, fu inviato dal Comitato dell'Ordine nel Cilento per ricevere armi destinate a sbarcare sulle coste salernitane.
Nominato segretario del governo prodittatoriale lucano.
Il 31 agosto 1860, insieme a Nicola Mignona, fu incaricato di incontrare Garibaldi a Lagonegro (Basilicata) per dargli il benvenuto e trattare con il ministro Liborio Romano per il ritiro definitivo dell'esercito borbonico.
Entrò a Napoli a fianco di Garibaldi il 7 settembre 1860.
Garibaldi gli affidò il suo primo importante incarico politico: fu nominato sottogovernatore del circondario di Lagonegro, dove represse diverse reazioni filoborboniche.
Contribuì alla repressione del brigantaggio in Calabria.
La sua carriera amministrativa lo vide ricoprire cariche come sottogovernatore a Melfi, consigliere di prefettura a Pavia, sottoprefetto a Palmi e Rossano, e infine questore a Napoli. La sua carriera di questore si concluse nel dicembre 1867 dopo aver segretamente arruolato volontari e fornito armi per l'impresa di Mentana.
Carriera Parlamentare e Riforme:
Nel 1868, fu eletto deputato per il collegio di Corleto Perticara, mantenendo l'incarico fino alla sua morte.
Fu un membro attivo della Massoneria, partecipando al Grande Oriente d'Italia e contribuendo alla stesura della Costituzione Generale della Massoneria italiana.
Dal 1870 al 1876, presiedette il Consiglio provinciale di Potenza, battendosi per lo sviluppo stradale e ferroviario della Lucania.
Nel 1874, si unì alla Sinistra "giovane", sostenendo posizioni moderate e pragmatiche.
Fu strettamente legato a Giovanni Nicotera, lavorando per unire le forze della Sinistra e ottenendo la nomina a Segretario Generale del Ministero dell'Interno nel 1876.
Nel 1878, Agostino Depretis lo nominò Ministro dei Lavori Pubblici, soprannominandolo il "Lupo di Corleto" per la sua "furbizia e l'aggressività con cui conduceva la strategia parlamentare".
Si batté per un ampio allargamento del suffragio, basato sulla capacità di leggere e scrivere, e per l'introduzione dello scrutinio di lista.
Nel 1885, votò con Crispi contro la legge sulla perequazione fondiaria, considerandola sfavorevole ai contadini meridionali.
Nel 1889, fu incaricato da Francesco Crispi di fondare il nuovo Ministero delle Poste e dei Telegrafi, dove dimostrò grande esperienza amministrativa.
Fu Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio dal 1892 al 1893, periodo in cui fu coinvolto nello scandalo della Banca Romana, venendo però prosciolto dalla commissione parlamentare d'inchiesta.
Mantenne un rapporto di amicizia e collaborazione con Giovanni Giolitti.
Autore di importanti opere come "La finanza locale in Italia" (1896), in cui proponeva riforme amministrative locali, inclusi referendum e l'eleggibilità dei sindaci.
Nel 1901, nonostante fosse all'opposizione del governo Zanardelli, continuò a denunciare le gravi condizioni del Mezzogiorno. La sua perseveranza portò alla visita di Zanardelli in Basilicata nel 1902 e alla successiva legge speciale per la Lucania, un grande successo per lo sviluppo economico e civile della regione.
Dal 1905 al 1907, fu Vicepresidente della Camera dei Deputati.
Nel 1908, fu celebrato il quarantesimo anniversario della sua vita parlamentare.
Nel 1910, scrisse la prefazione alla seconda edizione della "Storia dei moti di Basilicata nel 1860" di Giacomo Racioppi, ricordando il suo ruolo nell'insurrezione.
Sostenne l'intervento in Libia nel 1911 e presiedette la commissione per l'esame del trattato di Losanna nel 1912.
Fu nominato Ministro di Stato.
Morte:
Affetto da diabete, morì di polmonite a Roma il 26 dicembre 1912, all'età di 77 anni. Sulla sua tomba fu deposta una corona di bronzo, simbolo del suo prestigio.
Pietro Lacava è ricordato come una figura centrale del patriottismo lucano e della politica italiana post-unitaria, un uomo che dedicò la sua vita allo sviluppo della sua terra e del Paese.