La morte di Giuseppe Domenico Lacava, padre di Michele, rappresenta uno dei capitoli più drammatici della storia familiare, emblematico del clima di violenza che caratterizzava il Mezzogiorno d'Italia negli anni del brigantaggio post-unitario.

Secondo i racconti tramandati in famiglia da mio padre Riccardo, la fine di Giuseppe Domenico fu particolarmente atroce. Dopo essere stato ucciso dai briganti, il suo corpo venne profanato con un gesto di estrema crudeltà: fu nascosto nel ventre del suo stesso cavallo, in un macabro occultamento che testimonia la ferocia di quegli anni bui.

Il ritrovamento avvenne in località Rifreddo, nelle immediate vicinanze di Potenza, dove oggi una targa commemorativa ricorda questo tragico evento. La lapide, riportata nella fotografia, è stata collocata sulla facciata di una ex casa cantoniera dell'ANAS, purtroppo ora in stato di completo abbandono.

Questa testimonianza lapidea rappresenta l'ultimo ricordo tangibile di Giuseppe Domenico Lacava, "vittima di agguato brigantesco" come recita l'iscrizione, caduto il 1° agosto 1861 in quello che la targa definisce significativamente come un atto contro "l'insigne patriota".

La memoria di questo sacrificio si intreccia indissolubilmente con la storia del Risorgimento meridionale e con le complesse vicende che videro protagonista suo figlio Michele nel difficile processo di unificazione nazionale.